Che cos'è?


CARATTERISTICHE DELL'ASSOCIAZIONE


Quartojosso è un'associazione culturale che mette a disposizione dei soci i suoi locali, dove ognuno può svolgere libere attività in proprio o seguire le iniziative comuni, quali:
intaglio del legno, ceramica, pittura e disegno, scultura in pietra, fotografia, etc.
L'associazione organizza mostre, ricerche e corsi, rivolti agli interni ed esterni, siano essi già esperti o del tutto principianti.
Quartojosso, associazione senza scopo di lucro, accoglie soci senza confini territoriali, e chiede adesioni, sostegno e solidarietà a privati ed enti.

martedì 29 maggio 2012

Franco Caruso MOSTRA Piccoli bassorilievi in cotto






                               2 - 10 giugno 2012        ore 18.00 - 21.00
                                Galleria  ESPACE S & P -  Suoni & Pause 
                                            Via Savoia, 19 - Cagliari

L’arte, ma anche la personalità di Franco Caruso (Escalaplano, 1941), sfugge a qualsiasi definizione che non appaia, a rileggerla, banale, probabilmente perché la sua creatività ha sempre percorso itinerari originali, espressione di continue riflessioni estetiche, sociali, politiche, mai appagate, messe a confronto costantemente con il dubbio, la curiosità, la discussione.
La sua passione per le arti figurative ha avuto un momento di fondamentale formazione negli anni del Liceo Artistico (quando a dirigerlo era Foiso Fois), dove, da ragazzo discontinuo nello studio in un sistema scolastico pre-riforma dell’obbligo, consumato dal conformismo e dalla noia della mnemotecnica, diventa un allievo brillante, un appassionato studente che scopre i capolavori topici e, seppure non contenute nei programmi, le forme inquietanti, ma vitali dell’arte moderna. Il problema, però, si pone subito come a tanti giovani artisti, sardi e no, di quell’epoca: può l’arte cambiare il mondo o, per lo meno, incidere con forza nella realtà quotidiana? E’ un nodo cruciale questo, non una mera diatriba ideologica; per Caruso sarà il fulcro su cui ruoterà la sua vita di artista, ma anche quella strettamente personale.
Alla fine degli anni cinquanta, appena diciottenne aderisce al “Centro di Iniziativa Democratica”, a cui partecipano personaggi del calibro di Pantoli, Mazzarelli, Pettinau, Brundu, Staccioli. Sostenuti anche da intellettuali dell’ateneo di Cagliari (tra gli altri Ricci, Naitza, Masala, Restaino), i giovani, come scrisse Salvatore Naitza, nelle loro discussioni, collocano “la valutazione critica del ruolo degli intellettuali. Basilare si prospetta subito il rapporto di conservazione-innovazione, con la sottolineatura e le varianti, collegate ai nessi di fondo presi in prestito da Gramsci quali città-campagna, passato-presente, tradizione-contemporaneità…”(1)
Scorrendo i titoli delle mostre e le sedi scelte per esse dal “Centro di Iniziativa Democratica”, si può notare lo stretto legame di chi pratica “l’ingrato territorio del rinnovamento” (2) e le trasformazioni della società italiana (e sarda) di quel preciso momento storico: “Omaggio a Nazim Hikmet”  (1961, una mostra che porterà ad un legame rilevante tra la traduttrice del poeta turco, ovvero Joyce Lussu e i giovani pittori), “L’uomo alienato” (1961),”Collettiva al Festival dell’Unità” (1961), “Collettiva nella sede del gruppo Algeria 62” (1962), “Collettiva nella sede del gruppo Per le liriche di F.Masala” (1963).
Come risponde “Il Centro”, insomma, alla necessità di arrivare alla gente che sentiva ancora la creatività figurativa come un fenomeno di nicchia, stratificato da stereotipi, da incomprensioni, da ignoranza? “Premesso che nessuno di noi accettava l’impostazione del realismo socialista, e mentre la discussione era continua, ognuno restava libero di usare il proprio linguaggio, confidando, attraverso l a ricchezza delle individualità, in un quadro di più estesa coerenza rispetto ad un “atteggiamento” di ricerca piuttosto che ad un enunciato estetico unificante. Il che permetteva la convivenza ( non senza dibattito) dell’astrattismo graffiante di Brundu e di quello lirico di Utzeri  con il realismo del primo Mazzarelli e il simbolismo di Pettinau, l’espressionismo di Staccioli e i grafismi di Ferruccio Fantini.” (3). Un altro elemento determinante delle mostre era, così, il rapporto stretto con il pubblico, desideroso di discutere dell’oggetto artistico o, di qualsiasi argomento venisse associato alle opere e riflettesse questioni social-culturali.  Da quei primi contradditori anni sessanta del Novecento, dove la “mutazione”, la “nuova storia”(4) come la chiamava Pasolini si dispiegava fomentando sogni, progetti, trasgressioni (e, in seguito, pure profonde delusioni).

Franco Caruso non ha più avuto interesse a esporre, magari in una “personale”. Eppure il suo cammino d’artista è continuato in maniera feconda, attraversando stili e tecniche, con una necessità di sperimentazione mai sazia. Contemporaneamente, però, l’impegno politico e sociale si faceva maggiormente pressante. E’ più importante “sprecare  tempo” a organizzare un vernissage o creare le immagini per un volantino ciclostilato in migliaia di copie? Ha più senso, mentre la realtà, in maniera precipitosa, ti esplode vicino, concentrarsi su un quadro o continuare l’autoformazione intellettuale non solo con i tuoi compagni di impegno politico, ma con le persone e i gruppi più disparati, “affamati” di cultura, di nuova didattica, di metodi di intervento nel sociale? Franco Caruso dagli anni sessanta a questo patetico scorcio di nuovo millennio è stato per molti un maestro, un punto di riferimento umano e culturale. Insieme a Fabio Masala – l’indimenticabile fondatore della Cineteca sarda – suo “complice”in mille iniziative nella nostra isola, è stato il vero intellettuale sardo gramscianamente “organico”, sia impostasse il lavoro per una discussione delle notizie emesse dai mass media (il controllo metodico del telegiornale, di cui, di questi tempi, con la sua attenzione ai modi  di dare le informazioni, al numero di notizie prodotte, sarebbe da riprendere per arginare l’analfabetismo sulle strategie di comunicazione che fiacca lo spettatore passivo) oppure di un film. Infatti - il cinema e gli audiovisivi in genere – sono stati un campo di lavoro privilegiato per Franco Caruso oltre che una vera passione. A ripensarci, il suo percorso umano è stato al servizio di un mondo migliore, pur senza mai ostentare snobismi, vittimismi o eroismi. Si è detto che la sua passione creativa è continuata ed è indicativo il suo  firmarsi con la sigla “AF”, a ricordare come la sua compagna di vita , Anna, sia stata un sostegno straordinario pure nella vicenda artistica.
Da qualche anno Franco Caruso, nell’impossibilità di cedere all’autoreferenzialità di sereno pensionato, si è dedicato ad una Associazione Culturale (Quartojosso) della cittadina dove risiede, Quartucciu, e, come al solito, è riuscito a creare un gruppo di artigiani-artisti, che non avevano magari mai toccato la creta o intagliato il legno prima e a cui ha cambiato (in meglio) la vita. Intanto ha “riscoperto” la terracotta, forse ricordando quello che gli diceva, negli anni del Liceo Artistico, il docente di modellato: “Franco tu hai le mani da scultore”. Così inizia una produzione quasi quotidiana di lavori di terracotta assolutamente sorprendenti. Quindi nascono segni metonimici riguardanti soprattutto l’amata figura femminile: seni felliniani o appena accennati, particolari evocanti le madri Mediterranee, la solarità del corpo della donna, occhi profondi, visi picassiani, dolcezze e morbidezze materiali e, nello stesso tempo, mentali.
Chi ha detto che l’età matura o magari la sofferenza fisica produce esclusivamente depressione, chiusura in se stessi, diffidenza, moderazione? Le opere di Franco Caruso rispecchiano la sua giovinezza creativa intatta, il piacere della bellezza non adeguata al nodello prevaricante del momento storico, ma vissuta come libertà da qualsiasi costrizione, persino quella dello spazio ristretto di una mattonella  di creta. Ed è giusto, dopo tante battaglie, presentare alla gente le sue nuove opere, perché dopo i settanta anni, si può, senza pudore, non solo mostrare la propria convinta ideologia, ma pure la propria anima. 
                                                                             Elisabetta Randaccio
(1)        S.NAITZA, Il gruppo di iniziativa 1960-67, Milano, 1990, p.6
(2)        Ibidem
(3)        F.CARUSO, Testimonianza in S. Naitza, Il gruppo di iniziativa 1960-67, cit. p. 47
(4)        “Nessuno sapeva più nulla della pietà,/della speranza: sapevano /in questa accanita città,/ solamenteil futuro, / come già seppero la vita./ Ognuno l’aveva in cuore, passione quotidiana, scontata/novità, luce della nuova storia.” P.P.PASOLINI, Poesia in forma di rosa, Milano, Garzanti, 1976, p.92

giovedì 29 marzo 2012

Parenti del circondario statevi accorti






Non è uno scherzo, cari parenti. Non ve la scamperete se soltanto un filo di affetto vi lega a qualcuno che intraprende la strada del modellato: prima o poi vi ritroverete immortalati in un busto a grandezza naturale! Chi ha scelto il padre, chi i figli, chi le nonne, fatto sta che non si salva nessuno... anche chi ha scelto di riprodurre soggetti anonimi ora è quasi pentito e inizia a pensare seriamente ai parenti!







lunedì 19 marzo 2012

La voglia di condividere

E' più forte di me. Quando mi capita di vedere qualche video che potrebbe tornarci utile non resisto all'impulso di pubblicarlo.
Per esempio, il forno è guasto e si cerca una soluzione? Perchè non prendere spunto da questi volenterosi ceramisti?

Oppure: i corsisti sono a corto di idee per decorare i vasi? Perchè non dare uno sguardo a questi meravigliosi filmati?

O ancora: siamo curiosi di vedere i processi primitivi di lavorazione della ceramica? Qui si parte proprio dagli albori...

e così via... c'è soltanto un "piccolo" particolare che dovrei sistemare in questo caso: imparare lo spagnolo. Un po' si capisce, ma mi piacerebbe tanto capire proprio ogni parola!

sabato 10 marzo 2012

Non solo argilla...

L'arte.... la cultura....le discussioni....la mente che si apre a nuovi orizzonti, questo sembrerebbe il nostro pane quotidiano.
Finchè non arriva quello vero a farti ragionare con la pancia,
e solo allora noti che persone cambiano sotto i tuoi occhi: chi era immusonito diventa improvvisamente sorridente, chi era taciturno comincia come per incanto a chiaccherare, chi era distratto mostra improvviso interesse, chi stava per andar via decide di restare ancora un pò e alla fine si può notare perfino un bagliore d'intelligenza negli occhi dei pugliesi.....
Allora il gioco è presto fatto, basta che il profumo del pane caldo(e mortadella) si sprigioni nel laboratorio e so per certo che in quel momento potrei chiedere qualsiasi cosa che verrei sicuramente accontentato.......

domenica 26 febbraio 2012

L'occhio...

Ma che ci vuole a fare un occhio? A vederlo qui sembra così facile...http://www.youtube.com/watch?v=LW3rYlS8X4E&feature=share
e visto che ci siamo, guardiamo pure anche tutto il resto...bye

mercoledì 22 febbraio 2012

Il maestro e la fatina

Non chiedetevi come mai le nostre sculture stanno venendo così bene : c'è chi lavora dietro le quinte. Certo, il maestro, direte... sì, certo, ma non solo.
Parliamo del maestro: Franco è sicuramente l'insegnante che tutti avremmo voluto incontrare fin dalla tenera infanzia. E' colui che riesce a far venire fuori il meglio di te, colui che ti esalta e ti fa volare alto anche quando sei tristemente consapevole dei tuoi limiti. Con lui non ci si sente mai inadeguati, non si ha mai paura di osare e anche ciò che sembra razionalmente irrealizzabile (soprattutto da mani inesperte), sotto la sua guida diventa plausibile e raggiungibile. Chiunque di noi di fronte al suo candore e alla sua fiducia finisce per capitolare e di fronte alla paura e all'indecisione alla fine si ritrova a dire 'perchè no? perchè non potrei provare anch'io?'. Bellissimo. Quale migliore maestro potremmo desiderare?
Ma. C'è un 'ma'. In questo periodo c'è un'altra figurina che si aggira tra i tavoli da lavoro dispensando la sapienza delle sue mani, qualcuna di nostra conoscenza non proprio digiuna di scultura, qualcuna che ha realizzato opere ben più complicate di una "semplice" testa... certo che la conosciamo. Ebbene, noi ci ritroviamo lì a lavorare, tra lui e lei, da una parte l'uno che ci fa sentire degni di Canova e dall'altra lei che ogni tanto poggia lievemente le mani sul nostro lavoro per darci una dritta dal punto di vista pratico. Il cuore e le mani. Saremmo potuti essere allievi più fortunati?
Ecco, mostriamo pure la nostra beneamata che si cimenta per Archeolab in un lavoro non proprio facilissimo...




martedì 14 febbraio 2012

La mia storia



Da piccolo disegnavo i treni e fantasticavo su di essi, in seguito il mio interesse non fu più il disegno ma i motori per molti anni. Nei diversi traslochi per l'Italia sono arrivato a Quartucciu, dove ho conosciuto l'Associazione Quartojosso. Visitando la sede e vedendo le diverse attività che vi si svolgevano, ho provato con l'intaglio su legno, con la scultura su pietra, con la lavorazione della ceramica ed infine la pittura su smalto (di cui in questo post vedete una dimostrazione). I lavori che faccio sono per soddisfare me stesso, senza pretese e qualora piacciano agli altri mi fa piacere. Per tutto questo devo ringraziare l'Associazione Quartojosso che mi dà la possibilità sia di poter fare qualcosa che mi piace, sia di vivere in un ambiente in cui le persone con interessi vari, nel tempo diventano amiche.
Come in tutte le comunità, non si vive di sola serietà (altrimenti che noia!) e la nostra associazione non fa eccezione: abbiamo il socio canterino, il socio specializzato nel fischiettare ed altre caratteristiche che rendono  l'atmosfera allegra, particolarmente quando si festeggia qualcuno o qualcosa.
Quanto un socio fa una lavoro nuovo, non manca il solito o la solita burlona che dà giudizi (naturalmente burleschi) sull'opera e sull'autore. Ma ciò non significa che siamo un'associazione di peones, la verità è che ci divertiamo comunque anche a fare le cose serie!!!! (Domenico Rizzi)








sabato 11 febbraio 2012

Gli spuntini che poi diventano cene

E' strano a dirsi, ma nella nostra sede esiste anche una cucina. Ma non un angolino, proprio una stanza con tanto di tavolo, fornelli, dispensa, frigorifero, macchinetta per il caffè, caminetto. Una cucina. Quando prendemmo possesso della casa per sistemarci tutti i mobili dell'associazione, qualcuno affacciò l'idea di adibirla ad altri scopi, che so, metterci scaffali per sistemare i calchi, oppure come ripostiglio per i pani di argilla. Ma fu un'idea che durò meno di un nanosecondo: ma siamo matti? e come facciamo quando siamo qui e ci viene fame? e se ci viene voglia di organizzare una cenetta dove ci mettiamo a cucinare? No, no, la cucina non si tocca! Bè, inutile dire che i calchi finirono in cortile e i pani d'argilla in un angolo all'ingresso. Ma la cucina fu salva.
Forse è per questo che quando stiamo lì ci sembra di essere a casa, ci facciamo il caffè, ci organizziamo le merende e spesso si sente davvero 'aria di famiglia'. Ogni tanto (spesso) qualcuno porta dei dolci (mi dicevano che è una sana abitudine che sta prendendo piede nei corsi del mercoledì...) e, ogni tanto, qualcuno delizia gli altri con le sue prelibatezze, vedi funghi, torte salate, peperoncini ripieni, pane appena sfornato, e altre squisitezze. Ognuno ha la sua. Teresa, per esempio, oltre alle sue mitiche torte meringate e le ciambelle alla sapa d'arancia, è capace di estasiarci con diversi piatti della tradizione e proprio ultimamente le è venuto in mente di dedicarci uno spuntino con 'sa simbula fritta'. Doveva essere uno spuntino. Doveva. Sì, non facciamo altro, giusto un piatto unico, una cenetta frugale per stare insieme... le ultime parole famose. E' finita invece come sempre, cioè quasi un cenone di capodanno... tutti hanno portato qualcosa, si è cucinato e i maschi, come sempre, si sono commossi davanti alla graticola. Alla fine era un gran fiorire di piatti diversi e profumi da svenire. Storie, chiacchere, risate a gogò. Molto bello e coinvolgente.




















lunedì 6 febbraio 2012

Così è cominciata una nuova avventura...

Talvolta basta che qualcuno dia il 'là' e gli altri seguono a ruota. I grandi eventi cominciano spesso così, senza programmazione alcuna. Tante volte è capitato di dover programmare qualcosa, di dover lavorare tutti insieme per uno scopo comune e non riuscire a mettersi d'accordo. Non si riesce a trovarsi tutti insieme, non coincidono gli orari, si hanno visioni diverse su come portare avanti il lavoro... sembra quasi che ci sia sempre qualcosa che ostacoli la realizzazione dei progetti e spesso si fa una gran fatica a coinvolgere tutti.
Stavolta no. Ha cominciato timidamente Marisa dicendo a Franco ' Io vorrei proprio provare una scultura in argilla...' e lui, che sembrava non aspettare altro, le dice di rimando :'Comincia subito, prendi il supporto in metallo, i giornali sono qui, fai una palla, metti carta, tanta carta, ancora ancora...'





Non mi ricordo chi è stato il secondo. Forse io, forse Bonnie, non so. Il fatto è che in un baleno sono spuntati dal nulla una serie di strutture in metallo e una pila di giornali e tutti hanno cominciato la loro brava scultura d'argilla. Da non crederci.




L'entusiasmo è andato crescendo pian piano, man mano che si decideva quale sarebbe dovuto essere il soggetto... tutti hanno cercato un modello, una ispirazione, e l'allegria è salita a mille.
Ora è diventato un appuntamento fisso, non aspettiamo altro che di arrivare in laboratorio e scoprire tutti insieme le nostre 'teste' per fare i commenti più disparati. Quanto è difficile però!
Quasi tutti sono alla loro prima esperienza e cimentarsi con i muscoli facciali non è esattamente una passeggiata! Ma, tutto sommato, che bella sfida!






















sabato 28 gennaio 2012

Ultime dalla Fiera Natale

E' stata una bella esperienza. Ci siamo divertiti, abbiamo avuto modo di conoscere tanta gente e, cosa di non poco conto, abbiamo ricevuto una marea di complimenti. Non male, no?